raccolta di collegamenti e qualche appunto su questioni di diritto dell'informatica, sicurezza, morale...

giovedì 24 aprile 2008

Lettera di Daniele Capezzone a Vittorio Feltri

http://www.radicali.it/view.php?id=27371

27 maggio 2001

Alla cortese ed urgente attenzione

del Direttore di “Libero” Vittorio Feltri



Roma, 26 maggio 2001





Signor Direttore,

ancora una volta, sul Suo giornale, sono chiamato in causa a proposito della “questione pedofilia”. E devo confessarLe che, già qualche mese fa, vedere “Libero” unirsi al frettoloso “copia e incolla” che alcuni, anche in Italia, hanno ritenuto di fare delle accuse (da KGB, o, se si preferisce, da Gestapo) di pedofilia -oltre che di narcotraffico e terrorismo- con cui i comunisti russi, cinesi e cubani hanno ingloriosamente cercato di cacciare dall’ONU il Partito Radicale Transnazionale (il partito di Antonio Russo, il partito del Tribunale penale intenazionale per i crimini contro l’umanità, il partito dell’abolizione della pena di morte nel mondo), è cosa che mi è davvero dispiaciuta. Per i Suoi lettori, per Lei, e per il Suo giornale.

Mi pare utile, in ogni caso, provare a riassumere il mio pensiero sull’argomento.



Primo. In base ai dati ufficiali forniti dal Censis, su 100 violenze ai danni dei minori, 90 avvengono in famiglia, 8 sono praticate da parte delle cosiddette “figure di riferimento” (insegnanti, religiosi, educatori,…), e solo 2 sono opera di estranei, di persone sconosciute. Quindi, proprio chi ha a cuore la sorte dei più piccoli farebbe bene a rendersi conto che la violenza sessuale nei confronti dei minori si sviluppa all’interno (e non contro o fuori) gli istituti sociali tradizionali (la famiglia, la parrocchia, la scuola, e così via), mentre la crociata mediatica e giudiziaria in corso non si occupa che del 2% del problema. Restano invece del tutto intatti e intangibili tabù quali l'incesto o la sessualità dei religiosi, così come, più in generale, nessuno (nemmeno dopo i fatti di Novi Ligure: famiglia cattolicissima, madre cattolicissima, figlia cattolicissima) sembra desideroso di interrogarsi sullo stato della famiglia cattolica e "normale" italiana.



Secondo. La crociata in corso e la legge "antipedofilia" che ne è stata il frutto hanno portato per un verso alla criminalizzazione dei provider in particolare e dello strumento Internet in generale (della serie: proibiamo i marciapiedi perché ci camminano le prostitute....), e per altro verso ad una straordinaria crescita di valore del materiale pornografico a sfondo pedofilo (videocassette, cd rom, ecc.ecc.). E' il consueto schema meramente repressivo, che non fa che alimentare il mercato criminale che intenderebbe colpire.



Terzo. Premesso che i fatti di questi giorni non sono episodi di "pedofilia", ma di pura violenza e criminalità, e come tali devono essere considerati e perseguiti, voglio aggiungere che, in termini liberali, è del tutto inaccettabile la criminalizzazione di un orientamento sessuale in quanto tale, di un modo di "essere", di uno “stato”. Ogni orientamento sessuale, ogni preferenza, ogni scelta possono e debbono invece essere perseguiti se e quando si traducono in comportamenti violenti e dannosi per altre persone, minori o maggiori che siano. Non si tratta di difendere il “diritto” di qualcuno a intrattenere relazioni sessuali con bambini in tenera età; si tratta di affermare il diritto -senza virgolette- di tutti e di ciascuno a non essere condannati -e nemmeno giudicati- sulla base della riprovazione morale che altri possono provare nei confronti delle loro preferenze sessuali. Criminalizzare i “pedofili” in quanto tali, al contrario, non serve a “tutelare i minori”, ma solo a creare un clima incivile, né umano né -vorrei dire- cristiano.



RingraziandoLa per questa ospitalità, che mi consente per la prima volta di far conoscere ai Suoi lettori la mia opinione in merito, Le invio i miei migliori saluti.



Daniele Capezzone (dcapezzone@hotmail.com)



P.S. Visto che il Suo giornale si occupa spesso del Convegno che organizzammo sul tema nell’ottobre del 1998, Le lancio una proposta: perché, oltre a parlarne, non ne pubblichiamo gli atti, a cominciare, per fare un esempio, dall’intervento del professor Giuseppe De Rita? Sarebbe, credo, un’interessante scoperta per molti lettori.

Di nuovo grazie.